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Alcmena Borgia, collegio Sapienza, Ettore Borgia, palazzo V aldambrini, Quirino Leoni, Repubblica romana, Velletri, Vincenzo Ciccotti
“Quando il dott. Diego Prina Ricotti mi ha consegnato la versione integrale, in fotocopia, dei diari del bisavo Antonino, l’accompagnava con la recita a memoria dell’incipit «Nacqui in Messina nella casa Cumbo al secondo piano nella camera a S.O. il giorno 12 Xbre ( Ndr, per dicembre) 1825 e fui battezzato nella parrocchia di S. Leonardo il 13 Xbre”.
La parrocchia di San Leonardo – in “Messina com’era”, reprint della Guida del 1902 – era nella chiesa di San Matteo a via di Casa Pia n° 95, una continuazione di quella dei Monasteri, vicino a via Oliveto dove c’era il teatro Umberto I. La chiesa era un’antica cappellania elettiva del Monastero di santa Maria della Bagnara fino al 24 giugno del 1471, giorno in cui i residenti proclamarono loro parroco il cappellano. La via sfocia nell’omonima piazza dove sorge Casa Pia dei Poveri.
Della casa Cumbo in Messina sappiamo che era in via Ferdinanda, in onore del re delle Due Sicilie Ferdinando II di Borbone, divenuta dopo l’unità d’Italia via “ Garibaldi” entrato in Messina il 27 luglio 1860.
Della biografia di Antonino Cumbo conte Borgia si conosceva il doppio profilo biografico di spettanza cittadina. Si sapeva di un Cumbo milazzese – deputato, sindaco e autore del Piano regolatore di Milazzo, imprenditore di tonnare – e di un Cumbo veliterno legato ai Borgia e alla Repubblica romana del 1849. Il libro di Alibrandi, promotore di un gemellaggio culturale tra le due città, ha ricomposto le diverse sfaccettature del personaggio mettendo insieme il Cumbo Borgia milazzese e veliterno.
Dei diari, sin’ora messi a disposizione, si conosceva soprattutto il periodo repubblicano- veliterno del giovane Antonino Cumbo, protagonista accanto allo zio Ettore Borgia, fratello della madre Alcmena, durante i moti della Repubblica romana. Di quel periodo il dott. Vincenzo Ciccotti ha documentato gli atti del processo imbastito dalla Consulta pontificia e sfociato nella condanna dei mazziniani veliterni tra cui il sacerdote don Camillo Meda di Velletri e il giovane Antonino condannato al confino in casa Borgia. La residenza romana della madre Alcmena e delle sorelle Laura e Adelaide a palazzo Valdambrini, in via di Ripetta, che l’Antonino raggiungerà col veliero Stefanin, sbarcando a Civitavecchia, insieme allo zio don Paolo Cumbo in fuga da Milazzo inseguito dai rivoluzionari antiborbonici nelle gloriose giornate della Repubblica romana, era emersa dalla memorialistica della repubblica romana che raccontava l’epopea di palazzo Valdambrini, covo di patrioti repubblicani e filosavoia, abitato anche dalla famiglia Leoni oltre che dalla contessa Alcmena, amica dei Leoni e protettrice del giovane Quirino patriotta antipapalino (pg.33). Anche il figlio Ettore, divenuto un noto pittore paesaggista, sarà esule a Firenze, ospite della sorella Adelaide sposata al conte Baldini impiegato ministeriale, già prima del 1863 anno nel quale il fratello Antonino sarà deputato del Regno a Firenze.
Il diario dell’Antonino riempie il vuoto del periodo romano della contessa Alcmena e quello della rivoluzione antiborbonica, ma racconta soprattutto gli anni della sua formazione e dei suoi studi in collegio a Perugia, lontano dalla famiglia che entrerà in crisi con la conseguente separazione dei genitori.
Del loro matrimonio l’Antonino scrive «In quel tempo (1825) la casa Cumbo era abitata dal lato nord da mio nonno Antonino Cumbo colla moglie Laura Proto e da alcuni loro figli, il lato sud da mio padre Diego Cumbo Proto e da mia madre Alcmena Borgia figlia del conte Camillo Borgia e di Adelaide Quenson. I capitoli si erano firmati il 23 agosto 1819 in Napoli presso il notaro Caputo e il matrimonio si celebrò nel 1820. Io ero il primogenito maschio quindi la mia nascita fu festeggiata dalla famiglia e principalmente da mio nonno di cui io portavo il nome».
Risolto quindi il rebus di dove i due giovani si fossero conosciuti, interrogativo ricorrente tra i cultori di storia locale a Velletri e Milazzo. Sicuramente a Napoli dove l’Antonino inizia la carriera ministeriale all’ombra dello zio Paolo. Capitale borbonica frequentata dai Borgia in trattative per la riscossione della vendita del Museo borgiano del cardinale Stefano. I due giovani sedicenni non erano andati ad abitare a Roma ma a Messina con la promessa di una dote di 16.000 ducati che Adelaide assegnò alla figlia, però “quando sarò pagata dal Governo”. E infatti appena la famiglia Borgia “si era rimessa in finanze” «giunto all’età di sette anni mia nonna Adelaide Borgia venne da Velletri a far visita a mia madre e restò qualche mese a Messina, e dopo varie discussioni si stabilì che mi avrebbe portato con sé a Velletri e raggiunta l’età necessaria per essere ammesso in uno dei buoni collegi dello Stato pontificio o della Toscana mi vi avrebbe collocato in educazione». Il destino del piccolo Antonino era segnato, doveva intraprendere gli studi fuori dal regno borbonico, ai suoi confini, nello Stato pontificio o in Toscana. Per intraprendere quale carriera? Quella di magistrato come lo zio Paolo o funzionario ministeriale sempre all’ombra dello zio Paolo?
Fu il suo primo viaggio per mare, avvenuto nella primavera del 1833. Nipote e nonna partirono da Messina col Vesuvio, uno dei primissimi vapori napoletani che faceva mensilmente la linea Messina Napoli e quindi con una vettura da Napoli giunsero a Velletri dallo zio Ettore Borgia che gli insegnò a leggere e scrivere e gli impartì lezioni di disegno. Il 12 aprile del 1835, all’età di dieci anni, entrò nel collegio Pio della Sapienza a Perugia. Il viaggio da Velletri a Perugia fu fatto in vettura, accompagnato dalla nonna, e durò tre giorni. Lo riempì di cure materne durante gli anni del collegio la zia Cecilia Borgia, sorella del nonno Camillo, vedova del marchese Antinori.
Gli anni dell’educazione in collegio furono otto, dal maggio del 1835 fino all’agosto del 1843, che lasciava a maggio con l’esame finale alla Università di Perugia ottenendo il grado accademico di Baccalaureatus che a quei tempi gli dava il diritto di essere ammesso in qualunque università dello Stato pontificio.
L’infanzia a Messina, l’adolescenza a Perugia in un collegio esclusivo e selettivo riservato a collegiali non perugini dei quali conserva memoria e ricordi affettuosi, ritrovandone la compagnia in epoche successive come il barone Nicolò Danzetta, collega al Parlamento nazionale.
Nel settembre del 1843 tornò in famiglia per le vacanze dalla madre Alcmena Borgia che dopo la separazione dal marito, nel 1836, abitava a Roma a Palazzo Valdambrini di via Ripetta. Tornò anche a Messina dal padre Diego che dopo la separazione si era riunito al fratello Paolo Cumbo Magistrato.«Era ferma intenzione della mia famiglia che io intraprendessi gli studi legali per la carriera della Magistratura onde profittare della protezione ed influenza di mio zio in quel momento Procuratore della Gran Corte di Napoli».
Sappiamo che i destini della sua vita politica lo portarono a dividersi tra uno zio borbonico, don Paolo Cumbo ministro del Regno di Napoli, e uno zio repubblicano, lo zio Ettore Borgia protagonista e deputato alla Costituente della Repubblica romana. Ettore Borgia che finì i suoi giorni non a Velletri ma a San Giorgio di Gioiosa Marea l’11 luglio 1892 nella casa di tonnara del nipote durante la stagione di pesca.
Il nipote invece cercò quiete e riposo nella villa degli avi illustri a Velletri, a vigna Morice, dove raggiunse le sorelle Laura e Adelaide dopo aver lasciato Milazzo nell’aprile del 1896 assieme ad Agnese Mazelle, sposata il tredici novembre del 1890.